#3 - Decisioni /2

 di Yuri N. A. Lucia

 

 

Manatthan. Ore 17.35 p.m.

 

Kaine studiava il suo avversario che aveva preso a girargli in torno con fare felino. Era la seconda volta che stava per scontrarcisi e la cosa lo eccittò non poco.

"Dimmi, ora ti metti anche ad incendiare i palazzi bella?"

"Per quanto tu non possa crederci, io non centro nulla con questa storia."

"E ti trovi quì per caso?"

"Cos'è che in questo mondo succede per caso?"

"Bella rifessione, diventi sempre così profonda prima di combattere con qualcuno?"

"Se l'avversario è un guerriero di valore come te..."

"Grazie, ho sempre adorato le lusinghe."

Cercò di giocare d'anticipo, saltando indietro per colpire il parapetto e darsi la spinta verso Neko. Lo mancò di poco, ma riuscì ad arrivare fino al muro difronte, fece una  capriola all'indietro dopo averla colpita e, voltatosi nella sua direzione, sparò un pungiglione anestetico, ma quella, con incredibile rapidità, estrasse uno dei suoi pugnali e lo deviò con un colpo. Senza perdere tempo gli aveva lanciato contro uno degli shuriken che già conosceva ma anche lui era veloce e lo bloccò tra indice e medio. Invece di ritirarglielo, glielo piegò davanti agli occhi, tanto per fargli capire che non era intenzionato a scherzare. Spiccò un balzo verso l'alto, cercando di sorprendere la gatta, ma quella, lasciandosi cadere indietro, gli mise un piede sul ventre e lo spinse via. Dentro di se si sentì uno sciocco per essersi fatto prendere alla sprovvista da un trucco così banale. Provo a inchiodarla con un paio di tele d'impatto ma era già in un'altro punto quando quelle esplosero in terra. Attaccò lei, con un calcio alto, Kaine evitò il primo colpo ma non il ritorno quando piegò la gamba. Sentì il suo tallone contro la mascella e sapeva che se il suo scheletro non fosse stato due volte più flessuoso e resistente di quello umano, gliela avrebbe spaccata in due. Invece riuscì a bloccarlo afferrando la caviglia. Senza perdersi d'animo si dette una spinta e con l'altro piede lo colpì sotto una lente, crepandogliela. Era stato velocissimo e senza il senso di ragno lo avrebbe preso alla tempia. Ma lui era più forte e sul piano del corpo a corpo così ravvicinato c'era un dislivello troppo grande per essere colmato dall'abilità. Lo sollevò in alto, continuando a tenerlo per la caviglia, e lo mandò giù facendogli colpire il pavimento. Neko buttò fuori di colpo l'aria per quell'inaspettato impatto. Ragno Nero gli si fece sopra, bloccandogli con il ginocchio destro una gamba e tenendogli il polso sinistro inchiodato a terra.

"Non mi prendi più per il culo micetta?"

"Non ti ho mai preso in giro... al di là dei miei modi irriverenti, ti considero davvero un grande guerriero."

Si fissarono negli occhi per un po', senza che nessuno dei due riuscisse a dire una parola.

"Che c'è? Il ricordo dell'altra volta ti imbarazza? Ti stai ancora chiedendo come mai io lo abbia fatto?"

"Diciamo che l'ho trovato un modo di fare quantomeno curioso, considerando che prima mi volevi ammazzare."

"Seguo sempre il mio istinto. Ed il mio istinti in quel momento mi diceva che dovevo concedere qualcosa di me, al Ragno che mi si era dimostrato superiore nella lotta... ed ora..."

"Ed ora finirai in prigione per l'omicidio di..."

"Shhh... prima non vorresti provare di nuovo le mie labbra? O sei così bravo a mentirti che mi dirai che non ti interessa minimamente?"

Kaine deglutì, mentre il respiro si faceva pesante e sentiva i muscoli del copro tendersi per il desiderio. Aveva ragione! L'altra volta, quello che era successo, lo aveva eccitato come non mai in vita sua. Forse la consapevolezza di essere un clone, lo aveva sempre in parte inibito quando si trovava alla presenza di altre donne, Felicia compresa. Ma quell'essere, non sapeva niente di lui, aveva visto solo il suo lato di predatore, di bestia primordiale, e la cosa lo eccitava fuori misura, visto che anche lei era questo ai suoi occhi... un'animale selvaggio e potenzialmente pericoloso. Sollevò la maschera e fissò quel volto dai lineamenti così eterei, studiandone cm per cm la conformazione, cadendo vittima della malia di ogni curva, angolo, o linea che lo componeva, allentando la stretta al polso e lasciando così, che gli tirasse su la porte inferiore del volto di Ragno Nero. Passò un dito sulle sue labbra, leggermente umide e così carnose, sciogliendole in un bellissimo sorriso. Neko gli si avvicinà con la testa e ancora una volta si unirono in un bacio di passione. La lingua del nemico sconfitto frugava nella sua bocca e in quel momento non gli interessava se qualcuno avrebbe potuto sorprenderli così. Il desiderio era così forte che sentiva avrebbe potuto uccidere per lei. Si sentiva felice, rapito, estasioto e...

urlò saltando indietro. Il suo sguardo era atterrito dietro le lenti a specchio, sentiva mancargli il fiato e un miscuglio di sensazioni mai provate lo lacerava dentro. Kuro Neko si alzò da terra, fissandolo con malizia. Sorrideva amabilmente, come chi si mostra indulgente con un bambino che si è dimostrato sciocco o avventato.

"Tu... tu...!!!"

"Ti prego, non dirmi che la cosa ti turba così tanto? Pensavo tu lo avessi capito... abbiamo avuto tante occasioni di stare vicini... corpo a corpo..."

Si sentiva frustrato e incredibilmente idiota, e odiavo quell'essere per l'inganno che gli aveva perpetrato.

"Tu sei un uomo!!!"

 

 

Quelle ultima parole avrebbe voluto urlare se non fosse stato per l'imbarazzo e la costernazione che provava. Non aveva mai fatto una cosa del genere, baciare qualcuno del suo stesso sesso, carezzarlo e... peggio ancora... desiderarlo con l'intensità di poco prima. Ora c'era solo del disgusto in lui e voglia di vendicarsi perchè sentiva che lo aveva fatto a posto, lo aveva ingannato per prendersi gioco di lui. Tuttavia Neko sembrava tranquillo e lo guardava con infinita tenerezza, cosa che lo irritò ancora di più.

"Che cazzo hai da guardarmi così!!? Tu... sporco..."

"Degenerato?"

Il labbro inferiore prese a tremargli, non tanto per la calma con cui l'altro lo continuava ad affrontare, tanto perchè cominciava a rendersi conto della cattiveria dei pensieri che gli venivano in mente.

"Oppure volevi dirmi frocio? Checca forse? Mhhh? Si, checca magari era il termine che ti veniva in mente."

Con un solo gesto, tirò indietro il cappuccio che copriva la testa e una fluente massa di capelli neri come la notte scese lungo la schienza. Erano quelli, riflettè Kaine, che emanavano quell'afrore che quasi lo aveva stordito.

"Se ti ho sconvolto, mi dispiace. Non era mia intenzione farlo. - Ora la sua espressione era seria. - Non ti ho sedotto per poterti umiliare. Non nego che, come killer, ho usato spesso quest'arma per avvicinare alcune delle mie vittime ma... con te... è stato diverso. Non si trovano spesso avversari di così grande valore e volevo... mi sarebbe piaciuto poter condividere qualcosa di me stesso con chi si era dimostrato così abile e forte. Pensavo veramente che tu avessi capito che io ero maschio. Mi hai sfiorato parecchie volte vero? Come guerriero sei degno di lode ma devi essere un disastro nella vita privata eh?"

Quell'ultima affermazione era stata pronunciata in tono scherzoso, cosa che lo fece trasalire.

"Io... credo che tu non abbia tutti i torti... ascolta, vorrei..."

"Non preoccuparti. Non vedrai nessun articolo sui giornali titolare, < SCOOP DEL SECOLO: DOPO NORTHSTAR SCOPERTO UN'ALTRO SUPER EROE OMOSESSUALE: UOMORAGNO!>, oppure, <IL GAYOSO PROTETTORE DI NEW YORK SI RIVELA! FINOCCHIORAGNO PRONTO A SGOMINARE IL CRIMINE CON LA FORZA DELL'AMORE>."

Cominciò a ridere. Dapprima una risatina, sommessa, quasi forzata, poi, man mano che immaginava la faccia di Peter nel leggere degli articoli del genere o quella di Johna, nello scriverli, uno scoppio di ilarità lo costrinse praticamente a piegarsi in avanti. Le implicazioni di quella storia erano troppo grottesche: Norman avrebbe potuto cominciare a preoccuparsi per tutte le volte che si era avvinghiato in pose plastiche, durante interminabili corpo a corpo con l'UomoRagno; senza contare tutti gli altri nemici. Si chiese invece se qualcuno, si sarebbe fatto avanti con un mazzo di fiori.

"Ti ho sempre detestato perchè pensavo non ti avrei mai potuto avere. Ma ora che so che in realtà tu..."

Si figurò la scena di Elektro con un mazzo di rose, piegato sul ginocchio che gli faceva quella confessione.

"Ehm scusa... - disse timidamente il Ragno. - Comunque, volevo precisare che non sono l'Uomo Ragno."

"Ah no?"

"No. Sono Ragno Nero."

"Capisco. Comunque non andrò a raccontare a nessuno del tuo piccolo errore di valutazione."

"Di questo te ne sono grato."

Gli sorrise, ancora turbato per quello che era successo ma senza più provare rancore verso di lui. Infondo, pensò, l'errore era stato il suo mentre Neko gli sembrava davvero in buona fede quando diceva di non averlo baciato per inganno.

"Comunque, devo consegnarti alla polizia lo stesso..."

"Non mi aspettavo niente di diverso. Infondo sei un eroe giusto? Ed io un pericoloso criminale che deve essere assicurato alla giustizia..."

"Più o meno..."

"Allora saprai anche che non mi lascero certo ingabbiare così facilmente. Alla prossima Ragno chan e... comunque baci niente male sai? Sembri un liceale alle sue prime volte ma hai una passione... fortunata la tua donna."

Ruppe una sfera in terra, dalla quale si sollevò un gran fumo. Lo aveva fregato ancora e la sensazione di essere un completo idiota lo colpì di nuovo. Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrarono dei vigili del fuoco.

"Hey! Tutto bene amico?"

Non rispose, stava fissando giù, dove si era accorto che Kuro Neko aveva lasciato il suo cappuccio. Si abbassò e lo prese, osservandolo con attenzione. Lo portò vicino al viso, annusando...

"Tutto bene, grazie."

 

Ufficio della Hardy Investigatione. Ore 21.00

 

"Si Niles, ti ringrazio per il favore. Certo, allora quando mi richiami ci mettiamo daccordo per la cena. Passa un buona serata e salutami Ann e i ragazzi, ciao e grazie ancora."

Chester mise giù il telefono e prese il foglio su cui un attimo prima aveva scarabbocchiato nervosamente. Si diceva che da quel tipo di disegni, fatti quando si era soprapensiero, si potessero capire molte cose di un indiviudo. Per tutta la sua vita era stato consapevole che chi lo osservava, aveva l'impressione di avere a che fare con un uomo sicuro di se. Era giovane, discretamente bello, fisico atletico, una certa cultura e modi educati ma allo stesso tempo decisi e virili. Usare a sua vantaggio quest'apparenza era diventata un'abitudine, soprattutto farsene scudo perchè non capissero veramente come era fatto dentro. Nervoso, inquieto, insoddisfatto e... terribilmente insicuro. Anche adesso non era certo di quello che stesse facendo e una parte di lui gli gridava che si stava mettendo in guai grossi. C'era qualcosa di sbagliato in Abel Fitzpatrick. Aveva ceracato di controllare di nascosto il suo curriculum o eventuali referenze e non ne aveva trovate... cosa strana vista la scrupolisità con cui Felicia assumeva i suoi collaboratori. Anche i rapporti tra i due non erano molto chiari, indipendentemente dal fatto che fossero stati a letto o meno. Sicuramente la sua datrice di lavoro ne sapeva di più su quell'individuo con i capelli lunghi e l'aria scontrossa che atterriva un po tutti, di quanto non dasse ad intendere. Cavare informazioni dirattamente dalla fonte era impossibile. Era sempre scostante, non si mischiava con gli altri, neanche per prendere un caffè. Conversarci era impossibile, si ricordò di quando, all'inizio, un paio di volte gli provò a chiedere di dove fosse e se avesse sempre fatto l'investigatore. Le risposte erano state evasive, nebbiose e... decisamente scoraggianti. Aveva una preparazione scientifica, orientata verso la chimica. Forse poteva essere una buona traccia per Niles... avrebbe potuto vedere l'elenco di tutti gli studenti di chimica all'E.S.U. degli ultimi anni. Un Fitzpatrick poteva saltare fuori. Dopo la conversazione di quel pomeriggio era scemo a fare una cosa del genere. Quello lo avrebbe rivoltato come un guanto se avesse scoperto che cosa stava facendo... ma non riusciva a resistere, doveva scoprire che cosa si nascondeva dietro l'apparenza di quell'uomo.

 

 

Appartamento di Felcia Hardy. Ore 21.00

 

Non sapeva che cosa fare. Alla tv non c'era niente e aveva già guardato tutti i dvd e i vhs che aveva nell'armadio. Per qualche istante fu tentata di rivedere Great espectactions, con la Paltrow e Hawk. Lui le piaceva molto in quel film e poi c'era il cammeo di De Niro che era a dir poco eccezionale. Aveva sempre avuto un debole per le storie romantiche, dove si narravano le vicende di amori tormentati ed apparentemente impossibili, cosa che non avrebbe mai ammesso con nessuno. Guardò la copertina del disco ma poi lo gettò sul letto, sbuffando.

"Che io sia dannata, Felcia Hardy, se ti permetto di startene quì in casa da sola a rincoglionirti davanti alla tv!"

Indossò la sua tuta e la maschera e, in pochi istanti, si ritrovò a volteggiare fuori dal suo appartamento, nel notturno cielo newyorkese. Passò sulle zone dove ancora erano in corso i lavori per riparare ai danni fatti da quel maniaco di Gargan. Ogni due minuti andava in onda uno speciale su quello che era successo, con interviste, dibattiti sul pericolo rappresentato dai paraumani, persino schede che ripercorrevano la carriera criminale dello Scorpione. Provò un brivido nel vedere tutta quella devastazione, pensando che Peter e Kaine erano stati lì, solo qualche giorno prima, a cercare da soli di arginare la follia omicida di un essere ormai privo di qualasiasi controllo. L'indomani sarebbe andato a trovare Pete, così si era ripromessa. L'ultima volta aveva incrociato M.J. e si era sentita imbarazzata, come accadeva sempre quando la vedeva, per via di quello che c'era stato tra lei e il marito. Era sicura che non gliene facesse una colpa ma, forse inconsciamente, continuava a detestarla, anche perchè i rapporti tra di loro non eramo mai stati cordiali, tutt'altro. Però, a costo di correre il rischio di rincontrarla, voleva vederlo, stargli vicino e... chiedergli consiglio. La faccenda di Kaine le continuava a pesare. L'idea di farlo controllare era stata idiota, doveva ammetterlo, però il fatto era che... alzò automaticamente lo sguardo mentre si posò su un cornicione riavvolgendo il cavo, e si accorse di essere nei pressi dell'Empire State. Quello era il posto in cui l'Uomo Ragno l'aveva portata in più di un'occasione, il luogo speciale doveva si rifugiava per pensare e che aveva condiviso con lei. Le ci volle un po' per raggiungerlo e quando arrivò sulla sommità ebbe decisamente un sorpresa.

 

Kaine si voltò, dopo aver frettolosamente rimesso su la maschera. La squadrò dall'alto in basso, quasi con disgusto, poi si alzò e fece per andarsene.

"Aspetta."

Si bloccò, rimanendo però di spalle.

"Che possibilità ci sono di tentare di avere un dialogo civile con te?"

"Quante che io mi fidi di chi mi ha tradito già una volta."

"Touchè. Ora che mi hai lanciato il tuo strale ti dispiacerebbe piantarla con la parte del macho tenebroso che è stato ferito nella sua preziosa fiducia dalla femmina lasciva ed ingannatrice?"

Tornò a sedersi, con le ginocchia al petto, fissando davanti a se.

"Se vuoi provo a ridertelo tutto di un fiato e più velocemente? Che c'è? Non ridi per il mio umorismo?"

"E' penoso..."

"Vero. Ma le battute sono sempre state una specialità di Pet..."

Si interruppe all'improvviso, portandosi una mano alla bocca e dandosi della completa idiota.

"Scusami, non volevo tirarlo in ballo. So che la cosa ti da molto fastidio."

"Si, è così. Ma ora non più. Infondo io e lui siamo due persone distinte, indipendentemente dal fatto che io sia un clone. E poi è vero: è Pete l'umorista della famiglia."

"Posso sedermi vicino a te?"

"Preferisco che tu rimanga lì dove ti trovi."

"Ok! Vedo che anche l'educazione non è il tuo forte."

"Non ho studiato ad Harvard io."

"Ti ho cercato al tuo appartamento, però non ti ho trovato. Volevo chiederti che intenzioni hai con l'agenzia."

"Pensavo fossero chiare."

"Mi devi dei soldi lo sai..."

"Troverò il modo di ridarteli. Ho già un colloquio per un lavoro."

"Ah! E di cosa si tratterebbe sentiamo un po'!"

"Serve un assistente per un laboratorio di analisi."

"Eh?"

"Hai capito bene. Il lavoro di per se non è ne eccitante ne gratificante. Però pagano bene. Posso incrementare le entrate lavorando anche in qualche cantiere, ho trovato uno che mi può dare una mano."

"Ho capito. Decisamente un programma molto eccitante vedo..."

Lui alzò la testa e la fissò con rabbia.

"Perchè? Lavorare come un cane da punta per conto tuo invece è decisamente meglio vero?"

"Senti! Non volevo dire questo, non è colpa mia se non riesco a tenere a freno la lingua. Non è una questione di soldi... quelli me li puoi ridare quando vuoi..."

"No! Invece per me lo è!"

L'improvvisa animosità con cui le aveva risposta l'aveva disorientata.

"Io... voglio avere una vita mia Felicia. Non una in prestito. Non voglio dover qualcosa a qualcuno, non in questo modo. Voglio essere autonomo e portare avanti i miei interessi."

"Facendo l'assistente?"

Stava per dirle, tornando a studiare, ma si trattenne. Avrebbe dovuto rivelarle l'intenzione di lasciare la città.

"Sono fatti miei. Tu non hai il diritto di piombare quì, mentre sono da solo a pensare e cominciare ad attaccarmi in questo modo."

"Non mi risulta che questo tetto sia tua proprietà!"

Ribattè lei stizzita. Kaine scattò in piedi e si lanciò contro di lei all'improvviso. Le afferrò i polsi e la spinse giù, tenendola a terra. Invano cercò di divincolarsi, non aveva speranza di spuntarla sul piano del confronto fisico.

"Che cazzo ti sei messo in testa?"

Gli urlò rabbiosa e anche spaventata.

"E' questo?"

Chiese lui, con voce calma. Lei smise di dibattersi e lo guardò. Ragno Nero si tolse la maschera e i suoi capelli, legati in una morbida coda, caddero sul suo petto.

"Tu... dentro di te, pensi che io sia un mostro?"

"No.. Kaine... non è così..."

"Io dico di si. Felcia, posso capire che quello che ho fatto in passato peserà sempre sull'opinione di quelli che mi conoscono per davvero hanno di me. Però non puoi pretendere di chiedermi di lavorare fianco a fianco e temere che io, da un giorno all'altro possa impazzire di nuovo. Sarebbe assurdo... è assurdo. Per me e per te. Avevi... tutti i diritti di farmi tenere d'occhio... sono stato un pazzo assassino, non dissimile dallo Scorpione. Però non posso ugualmente rimanerti vicino così. Il sospetto che nutri nei miei confronti mi logora, giorno dopo giorno e quello che voglio adesso è vivere... ne ho diritto! Non ho certo chiesto io di venire al mondo o di avere un cervello malfunzionante per i primi anni della mia vita. Qualunque cosa io sia stato, ora sono diverso, e anche se Kaine esisterà sempre dentro di Abel... ho diritto alla possibilità di costruirmi una mia via. Tu puoi aiutarmi?"

"Kaine... Abel... io non... non lo so... non capisco bene neanche cosa provo per te... ne se tu..."

"Andiamo, non metterla su questo piano! Sai benissimo che non c'entra nulla. Siamo attratti fisicamente l'uno dall'altra e credo che questo possa essere considerato normale. Non so se tra di noi possa esserci una storia. Forse dovresti smetterla di pensare a me come un Peter più tenebroso e con qualche scrupolo in meno... perchè è così che mi vedi certe volte eh? La versione dell'Uomo Ragno più vicina al tuo mondo e con cui riuscire a convivere, come non hai potuto con l'originale. Io però non sono lui, ne una sua versione hard boiled. Sono un essere umano con una sua anima e una sua personalità e finchè non mi vedrai così... non mi darai nenche la possibilità di avvicinarmi a te davvero per quello che sono. Comunque il fatto di abbandonare l'agenzia non è dovuto a questo... lo faccio perchè vorrei che ti fidassi di me e non ci riesci..."

"Anche tu sei un tipo ostico sai? Chiedi fiducia ma... ti sei chiesto che cosa hai fatto per meritartela? Sei sempre chiuso in te stesso e le volte che uno prova a penetrare quella cappa dei solitudine che ti porti sempre dietro... tu gli mangia la faccia rivoltandotigli contro. Io ho sbagliato, ed è vero tutto quello che tu dici ma... se continui a scappare invece di provare ad affrontare le cose... non ti costruirai mai niente. Se vuoi lasciarmi... se vuoi lasciare il lavoro perchè non ti piace... fai bene a farlo. Ma io non credo che sia questo, credo che sia la paura vero? La paura che in qualche modo non ti basterà, o che fallirai o... che se ti ci affezioni possa scomparire da un giorno all'altro... come quando hai scoperto che i ricordi che avevi nella testa erano fasulli e che tu non eri Peter Parker vero? Deve essere stato terribile... e anche se ora il tuo cervello funziona bene, continui a portarti dietro il trauma...  devi imparare a darti una tregua... non puoi tormentartici 24 ore al giorno..."

"Quando hai passato una vita a girovagare, flagellandoti tutti i santi giorni... è difficile perdere l'abitudine..."

"Resta. Resta all'agenzia... lascia che ti dia una mano. Stavolta però per davvero. Non lo dico perchè mi ricordi Peter, anche se è vero che quando guardo il tuo volto è così... lo dico perchè sei una brava persona Kaine, al di là dei tuoi modi del cazzo. Meriti un anche tu la tua fetta di felicità e sento di poterti aiutare nell'ottenerla."

Era confuso, non sapeva che risponderle. Si tolse da sopra di lei, mettendosi seduto a gambe incrociate al suo fianco.

"Scusami per essere scattato in quel modo."

"Tutto dimenticato."

"Vuoi davvero che rimanga? Dopo tutto quello che ti ho detto? Come ti ho attaccata?"

"Siamo pari, io non avrei dovuto metterti Chester alle spalle."

"Credo di doverci riflettere un paio di giorni... non mi fraintendere... non sto facendo il prezioso e sono davvero contento di sentire che la tua proposta è... sincera... solo che..."

"Non c'è problema. Pensaci pure quanto vuoi... l'importante è che tu non faccia qualcosa, in un senso o nell'altro, di cui poi potresti pentirti..."

Felicia si rese conto in quel momento che Kaine, stava probabilmente osservando il ponte di Brooklin.

"Si... pensavo proprio a lei..."

Sembrò che le avesse letto nei pensieri. Il suo viso era triste e segnato da una segreta sofferenza interiore che si portava dietro da molto tempo.

"Tu..."

"Io penso a lei tutti i giorni. Quando delle volte, mi sdraio e chiudo gli occhi, se mi concentro, mi sembra di rivivere tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme... no, che Peter ci ha passato. E mi sento in parte in colpa per questo... è come essere una specie di voyeur che spia la vita di qualcuno, fin nei momenti più intimi e segreti. Gli abbracci, le confidenze, i baci sotto il sole che tramonta... non posso fare a meno di sentirne il sapore perchè fanno comunque, volente o no... di me."

"La... la ami? Intendo dire..."

"Ho capito cosa vuoi dire. Si, la amo, anche se non l'ho mai conosciuta la amo... e la odio."

Felicia lo guardò, sorpresa per quell'affermazione.

"Proprio perchè non è mai stata mai... la odio per essere un fantasma che mi tormenta senza motivo. La odio perchè... se non fosse morta... o se non avesse mai conosciuto Pete... io non sarei mai esistito... è colpa sua se quel disgraziato bastardo di Ellis mi ha tirato fuori. L'ho sempre pensato, covando dentro tutto l'odio di questo mondo, perchè a causa di qualcuno che non ho mai visto e che non posso fare a meno di amare, ho vissuto tutte quelle inutili sofferenze... e cosa ancora peggiore ne ho procurate tantissime."

"Mi dispiace Kaine... io non sapevo che tu..."

"No, certo non potevi. Perchè io ero troppo preso dal mio dolore per abbassarmi a confidarmi con qualcuno."

Non dissero niente per diversi minuti, limitandosi a guardare l'orizzonte.

"Ora è meglio che io vada a casa Felicia... ci sentiamo tra un paio di giorni così ti do una risposta per la tua offerta. Ti ringrazio ancora..."

"E' stato un piacere... vedi di pensarci bene mi raccomando..."

Lui le sorrise, rimise su la maschera e si lanciò nelle tenebre.

 

 

Capanno dei Rucker. Ore 10.00.

 

Peter si stava sgranchendo le gambe. Si era svegliato presto e si sentiva molto meglio e decisamente riposato. Certo, i dolori c'erano ancora e ad un tentativo di aderire alla parete vicino al letto era caduto rovinosamente. Per fortuna il materasso aveva attutito la botta. Se si fosse fatto male, chi lo avrebbe sentito il vecchio Terenzio? Senza parlare di M.J. Ieri sera aveva sentito la piccola May al telefono e questo lo aveva riempito di gioia. Non vedeva l'ora di poter riabbracciare sua figlia e passare un po' di tempo con lei. Anche se per il momento lui e sua moglie erano d'accordo per stare un periodo per conto proprio, non voleva che la bambina ne risentisse in alcun modo. Avrebbe dovuto pensare ad una scusa per mascherarle la cosa. Desiderò in quel momento uno scheletro d'adamantio e un fattore rigenerante veloce come quello di Wolverine, così sarebbe potuto uscire di lì, ed occuparsi delle sue cose e magari... si soffermò a pensare che l'Uomo Ragno era sparito dalla circolazione già da qualche giorno e si chiese se qualcuno avrebbe potuto collegarlo alla sua indisposizione. Al laboratorio aveva detto che era rimasto ferito, in modo non grave, mentre tornava a casa, durante la crisi dello Scorpione e che il dottore gli aveva raccomandato un paio di settimane di riposo. Quelli, vista la situazione generale, ci avevano creduto e gli avevano raccomandato di stare tranquillo e di pensare solo a guarire e di stare vicino alla famiglia, dopo quel dramma che aveva colpito tutta la City. Pazienza, avrebbe passato qualche altro giorno a mangiare sandwich e leggere un buon libro, o ascoltare dischi: Rucker aveva un frigo bello pieno, una libreria ben assortita e un'impressionante discografia, nonchè un impianto stereo notevole. Il telefono squillò all'improvviso e lui, solo in casa, si apprestò a rispondere.

"Si?"

Il numero del capanno lo avevano soltanto in pochi, tra cui la sua famiglia e...

"Peter sono io..."

"Ciao Matt! Allora che mi dici? Passi questo pomeriggio? Volevo invitare anche Abel così possiamo farci un pokerino con Terenzio."

"Ti consiglio di guardare la t.v."

Il tono di Devil lo preoccupò e, preso il telecomando, accese l'apparecchio che era stato sistemato su di un mobiletto.

"Metti il primo canale."

"Già..."

"... si Robert. La situazione è decisamente calda. Tutto è successo all'improvviso, meno di 40 minuti fa, quando la paraumana conosciuta come Scorpia, nomeche ricorda quello  tristemente noto a tutti gli abitanti di N.Y., ha fatto irruzione in questo palazzo di Manatthan, prendendo in ostaggio i 22 impiegati, di un'azienda di brokeraggio. Purtroppo uno di questi è stato ucciso a sangue freddo per dimostrare la serietà delle intenzioni della criminale, che ricordiamo essere tra l'altro, una pericolosa serial killer psicoide. Adesso è barricata sul tetto, dove la polizia non riesce ad accedere,  e dove dice  disposta ad uccidere un ostaggio ogni ora se non otterrà quanto richiesto. La nostra città, già piagata dai lutti, trema e si sente impotente sotto questa nuova minaccia. Nonostante molti incolpino proprio i super esseri per quanto sia accaduto e stia attualmente accadendo, altri si appellano proprio ad uno di questi per impedire il verificarsi di un'altra tragedia. A tal proposito è siamo pronti a ridarvi il collegamento, per far diffondere l'appello di un nostro eminente cittadino rivolto proprio a questi."

La tv trasmise l'immagine di un emaciato e stanco J. J. Jameson. Il suo sguardo sembrava quasi perso, gli occhi erano gonfi e segnati da diverse notti insonni. Anche il suo aspetto era dismesso e tutto in lui denunciava la presenza di un misterioso male che lo andava divorando.

"Uomo Ragno, mi rivolgo a te. So benissimo che nel corso degli anni ti ho attaccato dalle pagine del mio giornale a più riprese, e che ho sempre pubblicamente dichiarato di essere contrario al tuo modo di agire e alla tua figura di vigilante, fino al punto di organizzare vere e proprie campagne contro la tua persona. So anche quello che hai passato lottando contro quel mostro e, probabilmente, ora sei ferito e stai ancora recuperando le forze. Tuttavia, questa pazza, ha chiesto di te, ha telefonato alla redazione del Bugle dicendo che voleva affrontare l'uomo che aveva contribuito alla fine dello Scorpione. Mi ha chiesto di effettuare questo pubblico annuncio. Quanto segue lo aggiungo io: ti prego, sono morte già troppe persone. Fai qualcosa... solo tu puoi salvarli."

 

Appartamento di Kaine, ore 10.05

 

Il telefono suonò, interrompendo il suo sogno. Cercò di ricordarne i particolari ma questi erano sfumati nella sua coscienza quando si era tirato a sedere su. Gli sembrava di aver sognato di Felicia e... con un vago senso di inquietudine, ricordava che a un certo punto si era trasformata in Kuro Neko... prese la cornetta e con voce impastata dal sonno chiese chi fosse.

"Kaine... sono Peter, ascolta bene quello che devo dirti."

 

Appartamento di Peter Parker nel Queens ore 10.35

 

La Gatta Nera era entrata senza troppe difficoltà, trovando le cose proprio dove Peter le aveva detto che fossero. Uscì rapidamente dal lucernario e si apprestò a dirigersi al luogo dell'appuntamento.

 

Ufficio di Rucker. Ore 10.15

 

Devil lo aveva contattato al cellulare, comunicandogli il piano che aveva concordato  poco prima con Peter. Non aveva nulla da obbiettare, visto che effettivamente non c'erano alternative.

 

Tetto di un palazzo non molto distante da quello in cui Scorpia tiene gli ostaggi. Ore 10.45

 

Venne fuori, mentre Devil e la Gatta lo guardavano. Proprio in quel momento sentirono bussare alla porta d'accesso, come convenuto, e così Rucker si unì al gruppo.

"Che ne dice tenente?"

"Perfetto. Ingannerebbe chiunque."

Rispose il poliziotto alla domanda di cornetto. La Gatta aggiunse pensosa:

"Speriamo che quella psicopatica rientri nella categoria dei chiunque."

Devil non aveva dubbi. Se lui stesso non avesse saputo che Kaine era un clone lo avrebbe scambiato per l'originale. Odore, frequenza cardiaca, contorni del corpo... non c'era modo di distinguerli, visto che erano identici fino nell'ultimo dettaglio.

"Mi chiedo se però non ci fosse stata un'altra soluzione... - continuò Felcia. - Questa storia non mi piace."

"Non potevamo fare diversamente. - Rispose Kaine.- Peter è ancora ferito e non può affrontare un confronto con quella."

"Anche tu lo sei... hai preso una brutta botta in testa e scommetto che ti fa ancora male."

"Solo quando rido."

"Spiritoso, fai pratica per fare le battutine come le farebbe lui?"

"Sto entrando nello spirito del personaggio, metodo Stanislansky... si chiamava così no? O era quello che faceva coppia con Hutch?"

"Quello era Starsky."

Commentò Rucker. La Gatta lo guardò con aria di disapprovazione.

"Era il mio serial preferito..."

Cercò di giustificarsi lui. Tuttavia condivideva le preoccupazioni di lei. Ragno Nero era stato malmenato di brutto da Scorpion e anche se meno ferito dell'Uomo Ragno, neanche lui era al pieno della forma, senza contare che nei giorni precedenti si era scontrato altre volte con quel tizio, quel Kuro Neko. Avrebbe volentieri optato per un altro piano se fosse stato possibile, però tutti sapevano che non era così.

"Allora... come mi stà il rosso e blu?"

Chiese allegramente Kaine.

 

Casa Parker - Forest Hill - Ore 10.59

 

Mary Jane era quasi morta per lo spavento quando vide che sul tetto del palazzo era arrivato l'Uomo Ragno. Stava in piedi sul parapetto, con le mani ai fianchi, in una di quelle assurde pose di sfida da super eroe che si divertiva a fare per impressionare gli avversari. Quando sentì scattare la segreteria e la voce di Peter che le chiedeva di tirare su la cornetta pensò di essere impazzita.

"Amore io..."

"Scusami, perdonami! Ma con tutta la confusione che c'è stata ho pensato solo ora di avvertirti. Mi dispiace. Kaine..."

Non aggiunse altro e lei capì subito. Cerco di immaginarsi che cosa gli stesse passando per la testa in quel momento mentre recitava quella parte.

 

Palazzo a Manatthan. Ore 10.59 ( e qualche secondo)

 

Aveva dimenticato cosa si provasse nell'indossare quella suit. Poi si ricordò che effettivamente, non l'aveva mai idossata. Tuttavia gli calzava decisamente a meraviglia. Guardava quella pazza che teneva per la collottola il povero disgraziato che sarebbe dovuto essere giustiziato.

"Mettilo giù Scorpy. Come vedi sono arrivato, non c'è bisogno che tu gli faccia del male."

"Potrebbe essere divertente!"

Commento lei, passandosi la lingua sulle labbra.

"Ah! Se fai così farò una brutta figura in tv, quando mi inquadreranno di fianco."

Notò la sorpresa negli occhi di lei e si rese conto che quella battuta forse era un po' troppo eccessiva. Sicuramente, quando la situazione si sarebbe calmata, Peter se ne sarebbe reso conto e lo avrebbe rimproverato per bene.

"Su, da brava, si di parola, altrimenti questo Natale farò in modo che Santa Claus non ti porti le chele nuove che gli avevi chiesto."

Ecco, così era più nello spirito.

"Scherza pure, però credo che lui non sarà dell'umore per ridere delle tue freddure tra un po'... visto che sarà freddato!"

Lo lanciò all'improvviso oltre il bordo del palazzo e lui scattò con tutta la forza che aveva nella gambe. Lo agganciò con un tela che appese ad una finestra  e poi, agganciata con un'altra, il parapetto, si ritirò su, atterrando questa volta non molto distante da Scorpia. C'era troppa gente per combattere come avrebbe voluto. Doveva essere rapido e risolvere il tutto il prima possibile. Eseguì un ruota in avanti, bloccandosi, piegandosi sulle braccia e scattando verso l'alto, colpendo l'elmetto che proteggeva la sua testa con entrambi i piedi. Il colpo era fortissimo e avrebbe scaraventato un'auto a una 10ina di metri. Ma la protezione era stata costruita in una speciale lega ai polimeri e dotata di accumulatori d'energia cinetica che aveva smorzato l'effetto del colpo. Chi le avesse fornito la nuova armour che indossava al momento era un mistero. Sicuramente, in un secondo tempo, avrebbe dovuto indagare.

"Complimenti per la manovra Ragnetto."

"Complimenti per la battuta di poco fa Scorpioncina, dovresti andare a giocare nei Giants! Ahaha l'hai capita?"

Lei per tutta risposta sollevò minacciosa la corda, cercando di colpirlo con una scarica elettrica. L'aveva evitata per un pelo anche se aveva sentito un formicolio decisamente fastidioso lungo tutto il corpo. Comunque il piano aveva funzionato perchè l'aveva effettivamente scambiato per l'Uomo Ragno. Lei scattò di lato, rapidissima, grazie probabilmente ad un'esoscheletro incorporato, portandosi alle sue spalle. Sentì dietro la nuca il senso di Ragno vibbrare e si spostò sulla destra, con un salto, girandosi mentre era in aria, e osservando gli aculei imbevuti di acido piantarsi dove si era trovato poco prima. Il cemento sfrigolò mentre veniva mangiato dalla sostanza chimica. Portò subito un altro attacco, stavolta cercando di colpirlo con una serie di ganci laterali, mentre avanzava minacciosa, che evitò piegandosi all'indietro e saltando rapidamente. La portò fino quasi al limite del tetto e, a brucia pelo, lei vibrò un colpo con la coda, un pericoloso fendente, che lo mancò di pochissimo. Dall'estremità dell'arto artificiale, era fuoriuscita una lama ricurva, come da un coltello a serramanico, che in breve tempo aveva raggiunto una temperatura altissima. Era chiaro che si trattava di tecnologia simile a quella di cui avevano fornito lo Scorpione. Quindi, per logica, dietro quella pazza, c'erano le stesse persone che avevano liberato quella piaga per la città. Stavolta dovette evitare un potente affondo della cuspide, che distrusse il parapetto alle sue spalle. Saltò, passandole sopra e sganciandole una tela d'impatto, ma la coda, che era ancora distesa, aveva bloccato la sfera che esplodendo, aveva avvolto solo quella parte dell'armatura. Scorpia rise, una risata idiota e carica di cattiveria.

"Dovrai fare di meglio per fermarmi, piccolo arrampicamuri!"

Sganciò la coda, completamente avvolta dalla sostanza collosa e ultraresistente, lasciandola cadere in terra. Si girò, puntando l'avambraccio sinistro contro gli ostaggio. Il bracciale che lo ricopriva si aprì, rivelando delle bocche di fuoco. Tre in tutto, dalle quali uscì rapidamente qualcosa. Senza darsi il tempo di pensare, Kaine, scattò in avanti, sparando altre tele d'impatto in direzione di quelle persone terrorizzate. Il muro che si formò le aveva momentaneamente salvate dalla morte. Infisso ad esso, aculei in miniatura, simili a quelli più grandi sparati prima. Il suo gesto gli costò caro. Aveva realizzato quasi subito che si trattava di una manovra per distrarlo, però non aveva potuto comportarsi diversamente. Senti il pugno abbattersi sulla sua schiena con forza devastante e solo per un istante, era riuscito a spostarsi leggermente, si che non colpisse la colonna vertebrale. Nonostante avesse rilassato i muscoli e assecondato in parte il colpo, il dolore era stato fortissimo, tanto da strappargli un grido. Il braccio di Scorpia gli passo intorno alla gola e cominciò a stringere con forza. Strinse i denti sotto la maschera, mentre cercava di resisterle. Lo afferrò allontanandoselo, si voltò rapidamente, mentre lo stringeva ancora e parò il pugno che lei voleva sferrargli alla nuca, imprigionandolo nella sua stretta, mentre, contemporaneamente blocco il calcio basso che gli aveva sferrato con un'altro. La sua armatura era al  massimo della forza che poteva generare e non riusciva a liberarsi dalla sua stretta mentre lui, sentiva l'adrenalina che lo riempiva. Improvvisamente, invece di cercare di tenerle le braccia larghe come aveva fatto fino a quel momento, la assecondò, chiudendogliele intorno al collo, colpì al ginocchio con un calcio, rompendo la protezione e anche l'articolazione. Poi, lasciatele polso e pugno, colpì con i palmi aperti l'elmetto, mandando in tilt gli accumulatori. Lei urlò per lo sfregare dei circuiti che avevano rotto le guaine protettive, sulla pelle.

"Non prendertela! La tua carriera di criminale finisce quì! Del resto con il nome che ti eri scelta non avresti fatto molta strada. Dovevi pensare a qualcosa come She Scorpion, oppure Ms Scorpion o Lady Sting..."

Con un balzo effettuato con la gamba buona si allontanò da lui. Premette rapidamente un contatto e si tolse l'elmetto dal cui interno si levò una nuvoletta di fumo, gettandolo sprezzante di lato. Si sfilò anche il cappuccio protettivo interno, e sputò in terra sangue dalla bocca. La gamba destra era poggiata in terra, piegata in modo grottesco, mentre sosteneva il peso con l'altra.

"Parli troppo lurido schifoso..."

Estrasse qualcosa dal bracciale destro. Sembrava un comando a distanza. Il suo senso di ragno impazzì improvvisamente.

"Di addio al mondo!"

Era morto.

Pensò solo questo, perchè sapeva di non poterla bloccare spruzzando tela. Il pulsante era troppo sensibile e bastava una piccolissima pressione per chiudere il contatto. Si raccomandò l'anima a Dio e chiese perdono per i suoi peccati, rammaricandosi per non essere riuscito a risolvere i suoi problemi con le persone che contavano.

Scorpia lo fissò con gli occhi sbarrati e vitrei, con il sorriso congelato sulla bocca semi aperta e sbavante. Era una visione terribile. Cadde a faccia in avanti, mentre lui, si precipitò per afferrarle la mano ed impedire al dito di chiudere, per qualche riflesso involontario, il contatto. Le sfilò l'oggetto, lungo un paio di cm e spesso solo pochi millimetri. Dietro la nuca, aveva piantato uno shuriken a quattro punte. La posò in terra e si girò rapidamente verso gli ostaggi.

"E' tutto finito! Tra poco la polizia sarà quì, loro vi aiuteranno. Avvertiteli che nel palazzo devono esserci degli esplosivi e ricordategli che sotto c'è uno appesa ad una finestra."

Saltò lanciando un filo di tela, dirigendosi la dove il suo colpo d'occhio, gli diceva dovesse essere partito lo shuriken. Sul tetto del palazzo trovò un cecchino della polizia, che giaceva a terra anestetizzato, mentre dalla sua radio si sentiva venire la voce di un superiore che cercava di contattarlo decisamente incazzato. La raccolse da terra e rispose.

"L'hanno messo a nanna. Non è colpa sua... è stato un professionista."

Lo spense e si guardò in torno. Vide un biglietto attaccato con uno shuriken alla porta d'accesso. Era scritto in kanji.

 

 

Felicia gli si gettò letteralmente addosso, Devil e Rucker gli dettero delle grandi pacche sulle spalle complimentandosi con lui. Più tardi andò da Peter. Aveva messo il costume in una scatola che teneva tra le mani.

"Sei stato bravo lo sai?"

"Ti ringrazio. Detto da te il complimento vale il doppio."

Si sorrisero a vicenda.

"Hai mai pensato che come Uomo Ragno saresti una bomba?"

"Ah, si, ti confesso che l'idea mi ha stuzzicato."

"Però il trademark è già registrato a tuo nome e fare tutte quelle battute non è nel mio stile."

"Davvero? Io credo che tu te la sia cavata benissimo! Mai pensato al cabaret come secondo mestiere?"

"Potremmo fare un duo comico!"

"Un trio se convinciamo anche Ben!"

"Ahahaha! Dopo i Fratelli Marx... i Fratelli Ragno!"

Porse la scatola al fratello.

"Tieni, questo è tuo. Scommetto che eri impaziente di riaverlo eh?"

"La vacanza non mi dispiace ma non vedo l'ora di riprendere i volteggi."

"Sai, a me sta bene... ma a te sta decisamente meglio."

"Credo che anche a te i panni di Ragno Nero stiano a pennello..."

"Si. Ora lo so."

"Dovrò cominciare a temere la concorrenza?"

"Vedremo..."

"Perchè non cambi il nome in Ragazzo Ragno e non diventi il mio  partner?"

"A parte che abbiamo biologicamente la stessa età... e poi non ci penso nemmeno!"

Risero ancora. Kaine mise delicatamente una mano sulla spalla di Peter.

"Riposati ora fratellino. Devi rimetterti presto. Giù in città c'è tanto di quel lavoro che da solo non ce la faccio! Mi serve una mano da qualcuno che è esperto nel campo."

"Contaci... presto sarò di nuovo in pista... allora la vedranno chi sono i fratelli ragno."

Uscendo incontrò M.J. che era venuta a trovare il marito. Stava appoggiata alla parete e sorrideva. Aveva sentito tutto.

"Ciao Kaine."

"Ciao... M.J."

"Grazie."

"Di cosa?"

"Per quello che hai fatto oggi. Se non fosse stato per te... sarebbe andato quel pazzo nelle condizioni in cui si trovava."

"Ohhh, quello l'ho solo fatto perchè lui era tornato a indossare la mia tutina... sai... ne sono molto geloso!"

Lei gli si avvicinò e gli dette inaspettatamente un bacio sulla guancia.

"Pete ti avrà certo detto che stiamo attraversando un periodo un po' particolare. Comunque mi piacerebbe che tu venissi a cena da noi... magari una sera che non c'è zia Anna... così... potremmo passare tutti e tre un po' di tempo insieme e magari... potresti rivedere tua nipote..."

Le sorrise.

"Sarebbe la cosa più bella del mondo per me."

 

Aveva appantumento con Felicia da Gaucci alle 21. per cenare insieme. Ovviamente offriva lei, vista la sua precaria situazione finanziaria. Sempre con i soldi contati. Tipico dei Parker. Si chiese se insieme al corredo genetico Ellis, avesse anche duplicato la fortuna di Peter. Quell'occasione non era un incontro romantico, ma solo la scusa per due persone di conoscersi meglio e poter cominciare a costruire qualcosa. Intanto voleva partire dall'amicizia e il resto, se ci fossero stati i presupposti, sarebbe venuto con il tempo. Prima però passò ad un negozio che si occupava di vendita di bonsai. Aveva deciso di comprarne uno e di metterlo in camera per dare un tocco di colore al suo freddo appartamento. Chiese una cortesia al titolare, se avesse potuto tradurgli un foglio che aveva trovato per strada.

"Ah, certo! Allora c'è scritto... alcuni ragni cambiano colore per mimetizzarsi e confondere predatori... e prede... ma anche se con una veste diversa... rimangono sempre se stessi."

Ringraziò di cuore l'uomo, prendendo la scatola trasparente con dentro l'alberello e un'altra, che ne conteneva uno identico da regalare al suo principale. Mentre camminava per strada guardò in alto e sospirò, chiedendosi in che cosa stava andando ad impantanarsi.

 

 

 

 


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P.S.: tenete d'occhio la sezione what if... su Marvelit e quella Elseworlds su DC.italia. Kaine si troverà impegnato in un'avventura ipotetica ambientata a...

La ragno family comprende anche Uomo Ragno, serie scritta da me, Webspinners, con racconti vari dove spesso compaiono le avventure di Ragno Rosso, curate da Mr. Kayak e Xel, nuovo responsabile del sito, nonchè Spiderette, le cui frizzanti e interessanti imprese sono narrate da Frank Webley.